sabato 6 novembre 2010

Una nuova stagione per i comuni d’Italia

A pochi mesi dalla consultazione elettorale amministrativa, avverto fortemente il disagio di vedere dentro i partiti e nelle coalizioni un dibattito stanco, tutto proteso a guardare al passato, senza alcuno slancio verso una dimensione nuova che ponga al centro la condizione reale dei cittadini e le profonde lacerazioni che si sono prodotte nel tessuto economico del Paese. Mentre la politica s’interroga su schieramenti, alleanze, sul protagonismo di singole personalità, le città muoiono sotto gli occhi dell’indifferenza di chi pur dovendo svolgere un ruolo di guida, si rifugge negli apparati e nella dissennata spesa pubblica, sperando che un vecchio modello di gestione possa ancora governare le coscienze e con queste l’economia di una città.

C’è voglia di aprire la finestra e guardare oltre l’angusta stanza dove la politica si rigenera continuamente con tutti i suoi difetti, mettendo in campo contraddizioni e inettitudini.

Uno sforzo per coniugare il progetto politico ed economico delle nostre città alla vita quotidiana delle persone è sempre di più impossibile? O, al contrario, vi è una volontà di voler subordinare le scelte della politica, agli interessi di quella classe amministrativa, che attraverso dotazioni organiche ed economiche di settori strategici dell’intervento pubblico, guardano alle costruzioni delle proprie fortune elettorali e politiche, non rendendosi conto di quel mondo esterno al palazzo, di emarginati, disoccupati, precari, professionisti, piccoli imprenditori, artigiani, dei giovani e delle donne che vivono in una condizione di forte drammaticità.

E’ compito della politica programmare il futuro delle nostre città nelle sue diverse articolazioni, guardando alle famiglie che non hanno un futuro, che non vivono un presente e che drammaticamente sono state iscritte d’ufficio in quell’elenco comunale di povertà che pensavamo, nella modernità dei tempi, di aver lasciato alle nostre spalle.

E’ solo un problema che può essere affrontato dai servizi sociali di una città, o al contrario rappresenta il problema primario della città, che contrasta visibilmente nella dimensione umana e politica, dalla sua classe dirigente? Di fronte a questo bisognerà discutere per fare quelle scelte fondamentali che ridiano speranza a chi l’ha persa e diano sostegno economico dignitoso a chi si trova in stato d’indigenza. In questo senso va disegnata la mappa delle sofferenze e predisporre un piano concreto economico per fronteggiarla.

Bisogna riconsiderare il modello di vita, condizionarlo a scelte economiche responsabili per una diversa distribuzione delle risorse, fondamentale per trasformare in positivo i lavori.

Bisogna operare scelte coraggiose da parte degli Enti Locali che guardino sempre e comunque alle persone, alla loro condizione di vita, nella famiglia, nel rapporto genitori figli, offrendo modelli imitabili e non sogni che distraggono dalla vita concreta, proiettando i giovani in una vita immaginaria fatta di modelli di carta pesta, per niente educativi, svianti dalla quotidianità, spesso costruiti ad arte, in una epoca in cui si contrabbanda l’innovazione economica, culturale ed istituzionale con l’arresto delle fondamentali conquiste di democrazia e di libertà, individuali e collettive, dentro e fuori il mondo del lavoro.

Bisogna riconquistare il senso della legalità, della morale. I Comuni hanno ruolo fondamentale anche per arginare modelli nazionali che alla corte di Berlusconi appaiono essere pratica quotidiana di strabismo culturale, di gestione commerciale della persona, del proprio corpo, della propria identità.

In questo contesto la vita delle città deve cambiare, I comuni devono diventare un luogo fisico per costruire veramente bilanci partecipati e non bilanci economici in ragione della potenza politica dei singoli assessori o delle singole forze politiche. Non bilanci di interesse che mettono sul terreno la logica del voto di scambio, dell’appartenenza, del servilismo politico. Abbiamo bisogno di bilanci che innovano nel settore culturale ed economico dimensionando tutto ad una città che vuole costruire il suo futuro, che vuole darsi regole e vuole dialogare dentro le proprie mura, riscoprendo il valore della cittadinanza, i diritti ed i doveri che derivano dalla condizione soggettiva di ognuno di noi, innanzitutto il diritto alla vita.

Spesso sentiamo parlare di città solidale ma sempre più spesso avvertiamo la sensazione e constatiamo in concreto, che le nostre città diventano sempre più egoiste, distanti dai bisogni di vita quotidiana, sempre più interessate alla spesa pubblica come lavori pubblici più o meno evidenti, ma che non colgono in alcun modo il grido di dolore che viene dalle fondamenta di una città che dorme che non è reattiva, che spesso è in una logica tutta del passato, che guarda ancora alla raccomandazione per un posto di lavoro, per pochi mesi, a volte per pochi giorni, con paghe miserabili, con condizioni psicologiche di sottomissione al raccomandante politico di turno e all’imprenditore, spesso, spregiudicato sfruttatore del lavoro.

Questa città non resisterà se non saremo in grado di invertire completamente una rotta spiazzando definitivamente chi ha creduto e crede che questa società possa essere comandata e non governata come sarebbe necessario fare.

In questo contesto, le primarie sono la prima condizione politica per scegliere i sindaci delle città. Non un confronto nominalistico dentro un partito o in una coalizione. Gli uomini e le forze politiche da cui provengono, hanno soggettività e progetti non simili e, quindi, è sul progetto politico che dovranno effettuarsi le primarie e non su una competizione sterile che, sostituisce al primato della politica, la forza e la rappresentazione di soggetti, spesso provenienti dallo stesso partito, che incarnano la stessa politica, che in passato o nel presente hanno condiviso e condividono le stesse responsabilità, e si accingono a svolgere le primarie solo come gara personale per presenti o future ambizioni.

Se le primarie devono essere questo , si può anche evitare. Ogni forza politica potrà liberamente scegliere il lavoro che intende fare nei prossimi anni ed offrire alle città un progetto politico di trasformazione non condizionato da equilibrismi politici che già tanti danni hanno prodotto al sistema Paese.

Sinistra Ecologia e Libertà, lavorerà per costruire un nuovo modello di città, un progetto che ridia speranza a chi si aspetta una svolta, a chi crede che la politica possa ancora essere un servizio per la collettività.

Italo Palumbo - Assemblea Nazionale Sel

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