Vent’anni fa moriva, sotto i proiettili della camorra, don Peppe Diana, figura singolare – per questo poco assimilabile a quelle di altri prelati che pure si battono per il territorio – della lotta alla camorra in una cittadina, Casal di Principe, considerata l’avamposto della criminalità organizzata in Terra di lavoro.
“La ricorrenza dell'anniversario della barbara uccisione di don Peppe – afferma Giuseppe Spiezia, responsabile Legalità, Giustizia e Sicurezza della Federazione Sel Caserta – non deve trasformarsi in una semplice giornata della commemorazione, ma deve diventare un momento di lotta e di rivendicazione per tutta la comunità. Dobbiamo far rivivere le parole di don Peppe, e da queste ripartire con una seria riflessione su quanto è stato fatto e ancora c'è da fare per sconfiggere la camorra e le criminalità organizzate che dissanguano il Mezzogiorno. Il riscatto della nostra terra si potrà ottenere solo colpendo duramente la cultura camorristica e ‘camorriosa’ che costituisce il terreno fertile delle organizzazioni criminali”.
“Aveva ragione don Peppe – continua Spiezia – quando affermava che «la camorra riempie un vuoto di potere dello Stato, che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi». Questo stato delle cose, a distanza di vent’anni, continua a perdurare, anzi forse ad attecchire con maggiore insistenza a causa di una crisi economica che rende più deboli i deboli e più forti i forti ,e a esso ci si oppone solo restituendo credibilità alle istituzioni”.
Gianni Cerchia, Coordinatore della Federazione Sel Caserta, rinsalda il ricordo di Don Peppe: “Era un uomo del Sud che lottava per la propria terra. Ricordarlo e dare il nostro piccolo contributo quotidiano è il nostro modo per onorare quel sacrificio e quello straordinario coraggio, da cittadini normali che amano l’Italia e la Costituzione della Repubblica”.
“La ricorrenza dell'anniversario della barbara uccisione di don Peppe – afferma Giuseppe Spiezia, responsabile Legalità, Giustizia e Sicurezza della Federazione Sel Caserta – non deve trasformarsi in una semplice giornata della commemorazione, ma deve diventare un momento di lotta e di rivendicazione per tutta la comunità. Dobbiamo far rivivere le parole di don Peppe, e da queste ripartire con una seria riflessione su quanto è stato fatto e ancora c'è da fare per sconfiggere la camorra e le criminalità organizzate che dissanguano il Mezzogiorno. Il riscatto della nostra terra si potrà ottenere solo colpendo duramente la cultura camorristica e ‘camorriosa’ che costituisce il terreno fertile delle organizzazioni criminali”.
“Aveva ragione don Peppe – continua Spiezia – quando affermava che «la camorra riempie un vuoto di potere dello Stato, che nelle amministrazioni periferiche è caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi». Questo stato delle cose, a distanza di vent’anni, continua a perdurare, anzi forse ad attecchire con maggiore insistenza a causa di una crisi economica che rende più deboli i deboli e più forti i forti ,e a esso ci si oppone solo restituendo credibilità alle istituzioni”.
Gianni Cerchia, Coordinatore della Federazione Sel Caserta, rinsalda il ricordo di Don Peppe: “Era un uomo del Sud che lottava per la propria terra. Ricordarlo e dare il nostro piccolo contributo quotidiano è il nostro modo per onorare quel sacrificio e quello straordinario coraggio, da cittadini normali che amano l’Italia e la Costituzione della Repubblica”.