martedì 26 ottobre 2010

Firenze: Intervento di Enzo Falco al Congresso nazionale di Sel

Mi chiamo Enzo Falco e sono delegato della provincia di Caserta, anzi delegato dai compagni di Casal di Principe che dopo anni di militanza nel PCI, PDS, DS e PD, hanno compreso che l’unico punto di riferimento di una sinistra che sia davvero sinistra, moderna e di governo, è Sinistra Ecologia e Libertà. Questo la dice lunga sulle possibilità del nuovo partito che stiamo fondando, diventare punto di riferimento di quei tantissimi compagni che hanno sognato una sinistra vera, autentica, non massimalista, capace di assumere responsabilmente il governo perché si rende conto che in questi anni le fasce deboli della società, quelle che vogliamo rappresentare in termini di interessi, hanno subito danni gravissimi e continuano a pagare i costi di una crisi economica devastante; mentre le banche sono state salvate, i ricconi che avevano portato i soldi all’estero hanno pagato solo il 5% di tassazione (nell’anonimato più completo), le difficoltà di vivere sono tutte scaricate sulle spalle già indebolite di chi non ha più occhi per piangere, ferendo a morte anche quel ceto medio che è progressivamente scivolato verso una situazione di affanno se non addirittura di povertà.
Vogliamo e dobbiamo essere soprattutto una sinistra moderna con la capacità di cimentarsi con la responsabilità del governo, sulla base di una visione ampia della società italiana.. rappresentare gli interessi dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani ma capace di interloquire con le altre categorie sociali e lancia la vera sfida della modernità: rimettere al centro dell’agire politico la persona in tutti i suoi aspetti e l’ambiente nel quale vive, a partire dal rilancio di quell’articolo 1 della nostra Costituzione che dice che “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro”.

A partire da questo congresso incominciamo il percorso della costruzione, come dice Vendola, del nostro vocabolario, a partire da quelle parole esposte all’interno di questa sala; stiamo costruendo una nuova identità ad una sinistra che ha archiviato definitivamente il ‘900, che ha introiettato fortemente il messaggio ambientalista, l’opzione femminista e non si accontenta della rappresentazione delle cose ma intende dare vita ad un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico capace di rispondere all’essere umano e non ad un’economia che si trasforma sempre più in speculazione finanziaria e che, tra le altre cose, paga la metà delle tasse rispetto ad un lavoratore o ad una impresa manifatturiera.

Questo ci pone nella necessità di parlare con chiunque, sia da un punto di vista politico che da quello sociale. Dobbiamo parlare con i cosiddetti partiti moderati, interessati a costruire un Paese normale non attorcigliato intorno alle vicende personali di un uomo solo; dobbiamo parlare con quel ricco mondo delle imprese piccole e medie che lavora, suda ma si vede penalizzato da un Paese non competitivo che non investe in ricerca ed innovazione tecnologica, che taglia i fondi all’Università e, per giunta, paga il doppio di tasse degli speculatori finanziari e non riesce, in casi di difficoltà, nemmeno ad avere una linea di credito per salvare la propria azienda.

Ma quel è il punto di attacco di questa visione di sinistra nuova, di questo mettere l’accento sulla buona politica? Di questa nuova capacità di parlare con “potenziali” alleati che, diversi da noi, possono condividere obiettivi e buone pratiche politiche? Questa idea che ha espresso Vendola di un’alleanza “tra gli uomini di buona volontà”?

Noi possiamo avere le più belle idee del mondo, ma non riusciremo a fare nulla se non liberiamo risorse per farlo. C’è bisogno di risorse nuove, aggiuntive, al di là dei risparmi sulla spesa. E le risorse si trovano solo combattendo l’evasione fiscale, l’economia sommersa che non paga tasse, nel colpire le speculazioni finanziarie, nel colpire i paradisi fiscali, nel ridurre le spese militari. Lo studio della CGIL dice che i lavoratori hanno perso quasi 5000 euro in termini di potere d’acquisto. Ora se la CGIL è di parte, non lo è la Bri (Banca di riequilibrio internazionale), un organismo costituito dalle Banche centrali europee che chiarisce che negli ultimi dieci anni si sono trasferiti soldi dai salari ai profitti (quasi 120 miliardi di euro, 5000/7000 euro l’anno in meno, 500 euro mensili in meno per ciascun lavoratore).

Questa è la pura verità e questa battaglia può interessare anche i moderati, anche le imprese, anche la chiesa. Potremmo finanziare quel cuneo fiscale che aiuta le imprese ad abbassare il costo del lavoro e da più risorse ai lavoratori, si possono aumentare le pensioni, determinare aiuti alle famiglie numerose anche partendo dalla necessità di introdurre il reddito minimo di cittadinanza; potremmo aiutare l’economia attraverso l’aumento della domanda interna; potremmo liberare risorse per l’università e la ricerca, essenziale per aiutare le imprese davvero ad essere competitive; potremmo addirittura finanziare i Paesi poveri (unico e vero modo di gestire correttamente il problema dell’immigrazione).

Per fare questo, però, c’è una precondizione.

Paolo Borsellino diceva (parlando della Sicilia): “Questa, un giorno, sarà una terra bellissima”, facendo riferimento ovviamente alla sconfitta della mafia.

Io dico: “Questa Italia, un giorno, sarà bellissima” se incominciamo a cacciare “il mercante dal tempio”, e rimettiamo al centro del nostro agire politico l’essere umano e l’ambiente nel quale vive, se facciamo crescere una economia parallela fondata sul “valore d’uso”, quella che costruisce tasselli di qualità della vita.

Se la politica non ridiventa questo… continuerà a non essere niente!

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