venerdì 8 ottobre 2010

Sciopero dei migranti sui luoghi del lavoro nero. Dalle 'rotonde' del caporalato il no degli africani . 'Oggi non lavoro per meno di 50 euro'

Il Coordinatore della macro area Aversa Ovest di Sinistra ecologia e Libertà  Raffaele Della Corte partecipa alla manifestazione e, soddisfatto per la straordinaria compattezza del popolo migrante, commenta la manifestazione di ieri. Un popolo di diseredati in movimento quello che in gruppi di ottanta–cento persone ben organizzati e divisi per zona, come preannunciato, hanno presidiato i cosiddetti kalifoo round, tra Napoli e Caserta come tutti i giorni dalle prime luci dell'alba fino alle 10.30, questa volta non per attendere il proprio caporale di turno, che li conduca a lavoro, ma per denunciare le tante situazioni di degrado e sfruttamento di chi è costretto da sempre dalle istituzioni ad essere invisibile e brancola nel buio, “Nero su nero”, perchè non ha un permesso di soggiorno, e per chi invece lo ha, non riuscendo ad ottenere un contratto regolare, prelevato all’alba d’ogni giorno, non sa, né  quanto lavorerà, e spesso sé a fine giornata gli è garantito, nemmeno la paga.

 Per circa cinque ore, hanno presidiato le rotonde luoghi del lavoro nerodel caporalato, dove ogni mattina si recluta la manodopera alla giornata. E invece d’incrociare le braccia, hanno preferito sollevare i cartelli i migranti di colore che questa mattina, dall'alba e fino alle 10:30, si sono rifiutati di lavorare 'in nero' nell'area di Castelvolturno, sulla via Domitiana, sulle strade principali di Villa Literno e Casal di Principe, per lo sciopero dai caporali. "Oggi non lavoro per meno di 50 euro". questo lo slogan della protesta del movimento dei migranti e rifugiati di Caserta. La compostezza, l’unità e la coesione di un popolo che in maniera pacifica chiede più “dignità e diritti al lavoro” è un qualche cosa che forse Terra di lavoro non ha mai visto. Lo sciopero delle rotonde è stato un messaggio chiaro ai governanti nazionali e locali, assertori del famoso «modello Caserta», che ha visto investiti tanti milioni in una «task force speciale», tra forze dell’ordine e ispettorato del lavoro, che troppo spesso si limita a mettere in fuga i soli lavoratori, e mai a punire né caporali né datori di lavoro. L’abrogazione dell’articolo 18, poi non da più alcuna garanzia per chi denuncia e subisce sfruttamento. In poche parole è come dire che “il modello Caserta” da sempre continua a scambiare le vittime per criminali. Criminali e vittime con un solo volto, quello dei lavoratori migranti, che nelle zone di forte degrado come il casertano, sono il vero motore di ricchezza per le piccole imprese che spaziano tra l’edilizia e l’agricoltura settori simbolo del mercato delle braccia.

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